Dannis Crawes

Dannis Crawes (1869 – 1943)

Filosofo gallese, padre del cosiddetto realismo corporeo. Nacque tra le brughiere di Pembrokeshire, ma la sua vita prese direzioni inattese: a trent’anni partì per la Cina come traduttore per una compagnia navale, e lì rimase quasi dieci anni. Fu in quel periodo che il suo pensiero mutò. Entrò in contatto con monaci, artigiani e maestri di arti marziali. Scoprì che la disciplina fisica poteva essere forma di meditazione. Scrisse: “Non ho imparato nulla di nuovo: ho solo disimparato la fretta.” Rientrato in Europa nel 1910, tenne per anni lezioni improvvisate tra fabbriche e cortili universitari. Morì nel 1943, lasciando taccuini e oggetti di viaggio, tra cui una piccola racchetta di legno a cui attribuiva un valore quasi sacrale.

Pensieri sparsi

“L’Oriente mi insegnò che la quiete è movimento a un ritmo più lento.”

“Il corpo conosce la lingua che la mente dimentica.”

“Ogni gesto compiuto con attenzione è un atto di fede.”

“Quando smisi di tradurre le parole, iniziai a capire i silenzi.”

“Non serve vincere il mondo: basta sentirlo scorrere attraverso il respiro.”

“Il maestro non insegna: cammina più piano finché lo raggiungi.”

“Il corpo è un tempio solo se accetti di pulirne il pavimento ogni giorno.” “Mi dissero che la saggezza è pesante. Io la trovai nel gesto leggero.”

Diario cinese (1902–1910)

11 febbraio 1903 – porto di Ningbo

Il mare è grigio come la mia lingua. Non capisco quasi nulla di ciò che mi dicono, ma il suono delle parole mi calma. Qui ogni gesto sembra già stato pensato da secoli.

3 luglio 1904 – villaggio sul fiume Min

Mi hanno insegnato a respirare mentre cammino. Non si tratta di lentezza, ma di ascolto. Il corpo diventa bussola, e la mente segue.

19 ottobre 1905

Ho assistito a un allenamento di spada. Non c’è violenza, solo ritmo. Ho annotato: la mente è utile solo quando obbedisce al corpo.

9 marzo 1907 – monastero di Shaoxing

Un monaco mi ha detto: “Il corpo è la casa. Non cercare la mente nei libri, ma tra le ossa.”

22 gennaio 1908 – notte di pioggia

Forse la filosofia deve smettere di voler chiarire e imparare a cadere con grazia.

15 giugno 1909 – ultima nota prima del ritorno

Partirò domani. Porto con me solo una racchetta di legno, dono di un giovane allievo. “Ti servirà a ricordare che la mano è più saggia della mente”, mi ha detto.

Diario europeo (1910–1917)

4 maggio 1910 – Londra

Sono tornato. Tutto mi sembra più rumoroso di quanto ricordassi. Insegno in un’aula piccola, ma ogni tanto mi alzo in piedi e respiro: gli studenti si confondono, credono sia una pausa. In realtà è la lezione.

17 novembre 1911 – Oxford

Un collega mi ha chiesto perché non scrivo un sistema. Gli ho risposto che il corpo non conosce sistemi, solo cicli.

29 marzo 1913 – Cardiff

Sto preparando un libretto che forse non finirò mai. Titolo provvisorio: Il gesto e la verità.

5 agosto 1914 – scoppio della guerra

L’Europa è impazzita. I giovani marciano come se il movimento potesse salvarli. Non sanno che muoversi non è lo stesso che essere vivi.

14 febbraio 1916 – ospedale da campo

Uno mi chiede se esista un senso in tutto questo. Gli dico: “Esiste il respiro. Comincia da lì.”

27 dicembre 1917 – Londra

Ho smesso di scrivere trattati. Lascio solo frammenti, come muscoli staccati da un’ossatura troppo rigida.